ABOUT THE HEAD
AGON
binaural music experience
sabato 27 e domenica 28 marzo 2010
Universita’ degli Studi di Milano – via Festa del Perdono 7
spettacoli alle ore 16.00 – 17.30 – 19.00
ingresso gratuito – posti limitati, prenotazione consigliata
‘Da venticinque secoli la cultura occidentale cerca di guardare il mondo.
Non ha capito che il mondo non si guarda, si ode. Non si legge, si ascolta.’
Jacques Attali
Qualcosa di nuovo. E’ cio’ che nasce quando realta’ diverse cominciano inaspettatamente ad interagire. Quando i Crackerjack, giovani musicisti rock, cresciuti nell?underground, si trovano a frequentare un laboratorio dove si sperimentano tecnologie applicate alla musica. Quasi per caso, un’idea nata tra una sala prove ed una tesi di laurea arriva ad un centro di produzione che ha fatto dell?innovazione in musica la sua missione. Qualcosa si accende. L’idea prende corpo. Nasce qualcosa di completamente nuovo. Questa e’, in breve, la storia di About The Head.
About The Head. Letteralmente, ‘circa la testa’, oppure ‘intorno alla testa’: gia’ dal titolo l’ambiguita’ si presenta come uno dei concetti portanti di questa esperienza binaurale. Un nuovo modo di pensare e vivere l’esperienza di un concerto live, in cui lo scopo ultimo e’ riuscire a creare un nuovo spazio acustico in cui ogni ascoltatore e’ al centro, immerso in un universo di stimoli sonori e musicali, un universo intimo e sorprendente, che abbatte la barriera concettuale che si crea con l’opposizione di palco e platea.
La ‘testa’ del titolo e’ uno strumento di laboratorio che riproduce realisticamente le condizioni di percezione del suono: un manichino (dummy head), dotato di orecchie artificiali e microfoni ad alta fedelta’. Cosi’ come nel cinema 3D due telecamere accoppiate riproducono la visione stereoscopica restituendo l’immagine come la vede l’occhio umano, il suono captato dalla dummy head viene restituito con tutte le sue caratteristiche spaziali (distanza, posizione sull’asse orizzontale e verticale).
Da due musicisti del collettivo Crackerjack – Arber Misa e Francesco Vitale – nasce cosi’ l’idea di sfruttare a fini artistico-emozionali le potenzialita’ tecniche della testa (utilizzata gia’ da alcuni anni per registrazioni in studio) per esplorare per la prima volta una modalita’ di live performance e di ascolto della musica totalmente innovativa, che coinvolga l’ascoltatore in una maniera completamente differente rispetto ai normali concerti, facendogli scoprire la ricchezza della sua percezione sonora.
Durante la performance la musica, composta appositamente per creare effetti tridimensionali ed avvolgenti, sara’ eseguita con strumenti acustici intorno alla dummy head, che raccogliera’ e riproporra’ a ciascuno spettatore la musica, tramite un sistema di cuffie wireless, esattamente come la percepirebbe se si trovasse al centro del palco. Il progressivo avvicinarsi e allontanarsi dei musicisti dalla testa artificiale impattera’ sulla sfera percettiva ed emotiva degli ascoltatori, attivando una realta’ di emozioni interiori. L’effetto per ciascuno spettatore sara’ quello di sentirsi per la prima volta al centro del palco, immerso nel suono: questo lo portera’ a comprendere la differenza tra udire e ascoltare, tra una mera percezione quantitativa dei suoni e una piu’ profonda percezione qualitativa. Come acqua che scaturisce da una fonte, la musica si stacca dalla sorgente sonora, insegue e travolge l’ascoltatore, costringendolo ad ‘ascoltare’. About The Head e’ indirizzato a chi vive la musica come un?esperienza totalizzante, a chi non solo la sente nelle vene e nella pancia, ma la percepisce anche ‘di testa’.
Il linguaggio di About The Head e’ quello della musica pop. Le melodie, le armonie e i ritmi sono semplici, immediati, volutamente naif. Questo perche’ la musica, linguaggio universale per antonomasia, deve “parlare” al piu’ ampio pubblico possibile, senza esibire il virtuosismo fine a se stesso.
L’utilizzo di strumenti acustici e di materiali direttamente attinti alla quotidianita’ (come scatole, barattoli, tubi, pentole, ma anche radioline, strumenti giocattolo e tutti i piccoli protagonisti dell’universo sonoro che ci circonda nella vita di tutti i giorni) e all’eliminazione di qualunque “intermediario elettronico” (riverberi, effetti, processori elettronici) sono la concretizzazione dell’idea di una musica piu’ umana, personale e vicina all’ascoltatore.
Gli spazi dell’esibizione sono costruiti per attivare una realta’ di emozioni interiori; la penombra, che caratterizza la performance, permette di enfatizzare la percezione spaziale uditiva a discapito di quella visiva. La musica diventa lo strumento con il quale percepiamo la realta’, agisce sul nostro inconscio e suggerisce immagini. Come in un gioco di specchi il concetto di centro si perde: chi e’ al centro? I musicisti oppure il singolo ascoltatore, avvolto dalla musica? E’ tutto intorno alla testa, quindi, ma quale? La testa artificiale, posta al centro dello spazio, o quella di ciascun ascoltatore, posto al centro della musica?
Al singolo spettatore il compito di rispondere.